Per anni, o meglio per interi decenni, il comparto del Facility Management ha segnalato di soffrire una condizione di “invisibilità” non soltanto degli operatori impegnati ogni giorno nei cantieri ma anche dei managers e di tutti gli addetti ai lavori del settore.
Ma sono invisibili perché spesso associati ad una tipologia di servizio che forse merita l’oblio, oppure perché le aziende hanno scelto di non uscire allo scoperto? Bella domanda, proviamo a dare delle risposte ragionandoci su.
L’era pandemica aveva servito su di un piatto d’argento un’occasione unica per uscire dall’ ”anonimato”, quasi fosse finalmente una “redenzione” per tutto il settore.
Il mondo ha scoperto (ma non compreso) quanto siano fondamentali i servizi di Facility Management grazie ad una sola parola che definisce un’attività: sanificazione. Ma è solo un pezzettino di quello che è il Facility Management e di quanto sia fondamentale per ogni business e/o servizio pubblico.
Ecco, passato (o quasi) il covid, adesso parlare di sanificazione degli ambienti è quasi diventato contro producente perché non si deve creare “terrore”, come se ad un tratto virus e batteri non esistessero più.
Per cui… Possiamo tornare ad essere invisibili, missione compiuta!
Un aneddoto che mi piace raccontare, adesso che la baraonda è passata, è relativo ad un servizio TV che per un Cliente ho ideato e realizzato con una emittente nazionale a pochi giorni dall’inizio del primo lockdown quando i media erano a caccia dello scoop “sensazionalistico”.
Si trattava di mostrare un servizio di sanificazione all’interno di un ambiente pubblico frequentato da cittadini per motivi di studio e cultura di una città metropolitana italiana. Non potrò mai smettere di pensare allo stupore del giornalista, che quasi avrebbe voluto fermare tutto e non realizzare il servizio, quando ha scoperto che non avremmo utilizzato attrezzatura da “ghostbuster” con effetti speciali da apocalisse ma, semplicemente, il panno ed i prodotti disinfettanti adatti per le superfici orizzontali.
Insomma, avremmo fatto quello che facevamo prima del covid e quello che si continua a fare anche oggi: il lavoro di pulizia e disinfezione professionale.
Apriti cielo! Fermate tutto, dove sono i cannoni spara prodotti chimici per uccidere il virus? Niente di tutto questo, in scena vanno “soltanto” le persone che da sempre fanno il proprio lavoro. Il servizio si è realizzato con non poche difficoltà di convincimento, ma è andato in onda.
Oggi, tornati ad essere invisibili, la domanda che dobbiamo fare e noi stessi è questa: chi siamo o meglio cosa vogliamo essere?
Se vogliamo legittimazione anche a livello di contratti nazionali del lavoro, da parte delle stazioni appaltanti in fase di gara (ancora oggi basate sul prezzo al ribasso e non sulla qualità) ma anche penetrazione nel mercato delle aziende private, la strada da seguire è quella della consapevolezza di essere fondamentali e strategici in ogni ambito di intervento e non solo del cleaning. Ma, soprattutto, di farlo sapere al mondo anche post pandemia.
Perché questo possa accadere (se veramente lo vogliamo) bisogna iniziare dal comprendere cos’è il Marketing (e poi la comunicazione), dargli il giusto peso dentro le aziende ed applicare il metodo della strategia prima della comunicazione.
Facility Marketing, una definizione che mi è piaciuta sin da subito, abbinare il marketing al comparto del Facility Management credo sia ambizioso oltre che fondamentale.
Da dove si comincia? É una bella domanda anche questa, certamente inserire la funzione aziendale del Marketing (e poi comunicazione) al pari delle altre e nel posto giusto sarebbe un buon inizio.
Non soltanto a livello di organigramma ma anche e soprattutto di riconoscimento professionale e strategico dei professionisti del marketing.
Oggi viviamo l’era della comunicazione digitale ed a molti (non addetti ai lavori) sembra che la partita si giochi soltanto utilizzando i social (di cui siamo diventati tutti esperti). Ma la domanda che dobbiamo farci è se abbiamo qualcosa da comunicare e se questo qualcosa (definito contenuto) sia coerente con le strategie aziendali per raggiungere gli obiettivi prefissati in fase di analisi e pianificazione.
È banale, o meglio sembrano concetti scontati, ma allora perché tutte le aziende partono dalla fine, cioè dal contenuto? Provo a dirvelo io…. Perché è più facile, siamo tutti esperti di grafica e video, e costa meno fatica del ragionamento, dello studio e dell’analisi.
Se veramente non vogliamo essere più invisibili qual’è la strategia?
E, soprattutto, serve a qualcosa non esserlo per aumentare il business (fatturato come si chiamava una volta)?
Rispondere a questi interrogativi sarebbe un buon modo per iniziare a “fare” Marketing.
Giovanni Russo
Marketing Advisor